Gli anni dei contesti e dei palinsesti: 1978-87
Da Roma interrotta all’IBA di Housing Block
Gli anni Ottanta del Novecento rappresentano in architettura un
periodo di grande innovazione e di nuove sperimentazioni. In realtà questo
periodo lo possiamo ascrivere agli anni che vanno dal 1978 al 1987 in quanto
rappresentativi di eventi molto significativi:
-
1978: Elezione a pontefice del cardinale polacco
Karol Wojtyla che porterà ad una crisi dell’esteuropeo;
Rapimento ed uccisione di Aldo Moro il Italia.
- 1987: Caduta del muro di Berlino.
In questo periodo si inizia a
pensare che l’architettura debba considerare la morfologia del
territorio ed il significato delle architettura che circondano il progetto non
solo a livello meramente architettonico ma anche di rapporto urbano che
instaurano.
Nel 1978 Prende vita il progetto appoggiato da Giulio Carlo Argan di
“Roma interrotta”. L’esigenza di questo progetta nasce nella città di Roma in
quanto il modello di espansione industriale entra in crisi portando alla
necessità di andare ad intervenire nel costruito, in una città che è pura
testimonianza del passato. Il progetto infatti prevede la partecipazione di
diversi architetti i quali lavorano su un settore della città da interpretare
ed occupare a partire dalla pianta del Nolli del 1748.
A tale progetto parteciparono diverse figure come Portoghesi il quale
reinterpreta la struttura della città barocca attraverso il rapporto con la
natura; egli infatti rima ne molto suggestionato dalla presenza di elementi
naturali come forre, ruscelli e elementi tufacei ricoperti dalla natura. È su
questo che lui basa il suo progetto della città.
L’insegnamento di Portoghesi viene portato avanti da due figure:
Alessandro Anselmi e Franco Purini. Anselmi considera la storia e la memoria
come materiali vivi che vanno a comporre il progetto. Egli propone
l’architettura-archeologia come stratificazione e disimmetria in un processo
dinamico che ingloba le preesistenze archeologiche riportandole al centro di un
processo vivo e dinamico. Purini è famoso per la sua “architettura disegnata”
ispirata però ai disegni di Piranesi con il quale condivide la carica
visionaria e il rapporto con lo strato archeologico. Affronta diverse
riflessioni sul tema del detrito e della stratificazione ponendo l’accento
sull’importanza della sezione nel Centro d’Italia in quanto grande espressione
proprio del rapporto con la terra e la stratificazione.
Nel 1984 A Berlino si tiene la mostra internazionale dell’IBA il cui tema era prorpio il rapporto tra architettura e progetto. In questa occasione molti architetti hanno proposto diversi progetti ma la maggior parte sono rimasti legati alla struttura della città della Berlino ottocentesca legando quindi l’architettonica all’interno dell’isolato fissando il contrasto tra quinta urbana e corte interna. La sperimentazione si limitava quindi ai materiali ed alla forma del singolo edificio. Solo pochi casi isolati si distinguono con una nuova concezione di spazio anche se solo in fase embrionale in quanto avranno poi uno sviluppo notevole: Peter Eisenman, Frank O. Gehry, Zaha Hadid. In Itala nel frattempo invece si stava già sviluppando una nuova concezione secondo cui il progetto deve studiare l’intorno, interpretarlo e usare l’arma della rappresentazione per portare nel lotto il carattere urbano del progetto stesso.
Per Eisenman gli anni ’80 rappresentano un momento di crisi in quanto si trova di fronte alla tendenza di usare nuovi concetti come “autonomia estetica”, “contesto” e “città” ma per affrontare nuove ricerche proiettate al futuro ma al contrario vengono appiattite in una ricerca maliinconica del passato. Cardine nell’architettura di Eisennman è “lo sterro archeologico” ovvero lo scoprire geometrie abbandonate, perdute o solo immaginate diseppellendo metaforicamente la storia del luogo. Questo si sviluppa attraverso il concetto di palinsesto. Il contesto quindi diventa il luogo per uno studio profondo, radicato e stratificato per potersi proiettare al futuro.
Frank O. Gary lavora sul paesaggio residuale attraverso il concetto di
cheapscape quindi l’uso di nuovi materiali (lamiere e rete da pollaio) che
vanno a ricoprire il fronte formale della casa piccolo borghese. Nasce inoltre
il concetto di architettura-costruzione ovvero il montaggio libero ed informale
di pezzi. Esempio eclatante di ciò è la casa a Santa Monica in cui crea un
corpo antistate a U avvolge la casa esistente con un elemento in lamiera in cui
i materiali mettono in collegamento l’interno con l’esterno. Altro concetto
chiave dell’architettura di Gehry è lo spazio cavo: lo spazio è il centro della
vita del progetto ed è definito dall’articolazione degli edifici. Attraverso
l’idea di frattura, separazione e rottura si creano diversi edifici che non
hanno un’importanza in quanto singolo ma in quanto generatori di uno spazio
pubblico la cui direzione è data appunto dall’articolazione dei volumi.
Per Zaha Hadid invece il contesto è rappresentato dal paesaggio; il
confine tra edificio e landscape sfuma in una tessitura di insieme disegnando
delle connessioni. L’elemento infrastrutturale diventa un elemento
architettonico; resta in realtà a metà tra architettura ed articolazione
finisca del paesaggio. L’architettura di Hadid infatti percepisce il paesaggio
come forma dinamica che assorbe l’idea di infrastruttura.
Si può inoltre percepire nelle sue opere un’idea di strati, livelli o
per meglio dire layer. Questo concetto di layer viene affrontato in modo
diverso rispetto ai contemporanei Rem Koolhaas e Bermard Tschumi: per questi i
layer si sovrappongono pur essendo concepiti distintamente ed indipendenti; per
Hadid invece i layer vengono slittati e si confondono tra loro.
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